«Padre Nuestro» di Christopher Zalla vince il premio della giuria per il miglior dramma, mentre un'altra pellicola che racconta il Sudamerica, «Manda Bala», di Jason Kohn, ha vinto nella sezione miglior documentario.
Se potevano esserci ancora dubbi sulla forza del cinema messicano contemporaneo, questi sono stati fugati dai risultati della serata delle premiazioni alledizione 2007 del Sundance Film Festival che si concluderà domani a Park City.
«Padre Nuestro» del regista messicano Christopher Zalla ha vinto il premio della giuria per il miglior dramma, mentre un'altra pellicola che racconta il Sudamerica, «Manda Bala», di Jason Kohn, ha vinto nella sezione miglior documentario. L'americano «Grace is gone», del regista James C. Strouse ha invece ottenuto il premio assegnato dal pubblico del Sundance attraverso una votazione fra coloro che in questi giorni hanno affollato le sale cinematografiche di Park City, dove come, ogni anno, si è svolto il festival.
Il film che ha ottenuto il premio al miglior film, «Padre Nuestro» affronta il tema dell'immigrazione attraverso la storia di un giovane messicano che varca il confine degli Stati Uniti per incontrare il padre che non ha mai avuto modo di conoscere. È il secondo anno consecutivo che una pellicola che racconta una storia di immigrazione vince il massimo riconoscimento al Festival del cinema indipendente ideato da Robert Redford. Lo scorso anno il premio andò infatti a «Quinceanera» di Richard Glatzer e Wash Westmoreland, ambientato nella Los Angeles dei sobborghi abitati dagli immigrati sudamericani.
Con il film vincitore della sezione documentaristica, «Manda Bala» il ventottenne regista Jason Kohn, racconta la realtà del paese sudamericano, diviso fra nord povero e sud ricco e nel quale la corruzione dei potenti ha alimentato la spirale di violenza presente nel paese. La pellicola che ha vinto il premio del pubblico infine, «Grace is gone», affronta invece il tema della guerra in Iraq. John Cusack interpreta un giovane padre che, per nascondere alle figlie la notizia della morte della loro mamma soldato, intraprende con loro un lungo viaggio. Un altro film sulla guerra in Iraq, il documentario «No end in sight» ha vinto un premio speciale della giuria, mentre per la sezione World Cinema, sono stati premiati «Sweet Mud» con cui il regista israeliano Dror Shaul racconta la vita in un Kibbutz alla fine degli anni 70 e il danese «Enemies of Happiness», di Eva Mulvad e Anja Al Erhayem, che racconta le difficoltà di una donna eletta nel Parlamento afgano durante le elezioni del 2005.
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